I leader del Gruppo delle 20 principali economie mondiali si sono riuniti per un vertice di due giorni a Roma, il 30 ottobre. Il primo giorno si è concentrato principalmente su salute ed economia, clima ed ambiente invece sono stati al centro delle discussioni del secondo giorno in vista della cruciale conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a Glasgow, in programma fino al 12/11/2021.
Non c’è dubbio che il cambiamento climatico sia una preoccupazione pressante. E tutti coloro che hanno a cuore l’ambiente speravano non solo in un linguaggio duro, ma anche in un rigoroso piano d’azione. Ma il vertice ha lasciato delusi buona parte degli attivisti.
I leader hanno promesso di agire contro le centrali a carbone sporche, ma non sono riusciti a raggiungere l’obiettivo di ridurre le emissioni a zero. In più, non è stata fissata una data chiara per il 2050, ma è stata piuttosto lasciata nel vago come indicato nella dichiarazione o nella dichiarazione ufficiale “Entro la metà del secolo o circa”. La formula non parla con precisione di 2050 perché su questo punto non si è riusciti a convincere Cina, Russia e India. Il piano di decarbonizzazione cinese prevede una deadline al 2060. Mentre Narendra Modi alla Cop26 ha subito gelato il pubblico della conferenza annunciando che l’India prevede di arrivare alle zero emissioni nette solo per il 2070.
Tuttavia, è stato ribadito l’impegno non mantenuto di mobilitare 100 miliardi di dollari per i paesi in via di sviluppo per i costi dell’adattamento climatico (quando?).
Il comunicato finale del G20 altro non è che una promessa (senza alcuna garanzia apparentemente) in attesa dei prossimi sviluppi a Glasgow. Ora la palla passa alla COP26 che ha come tema proprio il rispetto dell’ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici.