A cura dell’avv. Andrea D’Amico
Nei giorni scorsi Confindustria ha emanato le proprie linee guida operative in tema di “responsabilità amministrativa degli enti ai tempi del COVID-19”, al dichiarato fine di offrire “prime indicazioni riguardo al profilo dell’adeguatezza dei Modelli organizzativi adottati ai sensi del Decreto 231 per far fronte ai rischi connessi all’emergenza, ai connessi obblighi per il datore di lavoro e la struttura aziendale, nonché al delicato ruolo dell’Organismo di vigilanza nell’attuale contesto”.
Nel documento vengono accuratamente ricostruiti gli effetti diretti ed indiretti sui Modelli 231 portati dall’emergenza del contagio da COVID-19, che «può rappresentare un’ulteriore “occasione” di commissione di alcune fattispecie di reato già incluse all’interno del catalogo dei reati presupposto della disciplina 231» (corruzione tra privati, corruzione e altri reati contro la PA, caporalato e impiego di cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare, reati contro l’industria e il commercio, ricettazione, riciclaggio e autoriciclaggio, reati di criminalità organizzata, reati informatici e violazioni in materia di diritto d’autore), nonché, allo stesso tempo, comportare “l’insorgere di un rischio che potremmo definire diretto per le imprese, ovvero quello conseguente al contagio da COVID-19” (rischio, quest’ultimo, essenzialmente legato ai reati presupposto di cui all’art. 25-septies d.lgs. 231/01 in materia di omicidio colposo e lesioni colpose gravi o gravissime commesse con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro).
Quanto ai rischi indiretti, Confindustria ritiene che “le imprese dotate di un Modello 231 dovrebbero essere già in possesso dei presidi necessari a far fronte ai rischi indiretti per i quali l’emergenza sanitaria, come visto, può rappresentare un’ulteriore occasione di commissione. Al riguardo, può essere valutata, caso per caso, l’opportunità di rafforzare le procedure (di mitigazione del rischio-reato, n.d.r.), adeguandone l’applicazione, ove necessario, per allinearle ai diversi contesti organizzativi determinatisi in occasione del COVID-19”.
Con riferimento, invece, agli effetti diretti, per Confindustria andrà valutata, caso per caso, l’opportunità di rinnovare la mappatura dei rischio e/o aggiornare le misure di mitigazione del rischio-reato “alla luce delle misure anti-contagio individuate dalle Autorità pubbliche nei provvedimenti normativi che si sono susseguiti e nel Protocollo sottoscritto dal Governo e dalle parti sociali (su cui v. infra per una trattazione più estesa). Tale eventuale aggiornamento potrà essere declinato in un addendum al Modello 231, anche in considerazione della natura emergenziale, dunque eccezionale e temporanea, delle misure anti-contagio che dovranno essere implementate”
Con riferimento alle misure di contenimento del contagio da COVID-19 individuate dalle Autorità pubbliche (tra cui vanno ricordate in particolare quelle contemplate e/o allegate al DPCM del 26.4.2020: v. https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/04/27/20A02352/sg), alle imprese viene chiesta la scrupolosa attuazione delle fonti normative, da documentarsi tramite apposita reportistica. Per Confindustria “In sintesi, dovrà quindi essere predisposto un protocollo aziendale, che declini in modo puntuale le misure poste in essere per recepire quelle contenute nel Protocollo di sicurezza, e dovranno essere documentate per iscritto tutte le singole attività realizzate e le decisioni assunte dal datore in attuazione di tali misure (ad esempio verbali e registri), le informative rivolte ai dipendenti, nonché le relazioni elaborate dagli organi preposti alle verifiche in ordine al rispetto delle nuove procedure”.
allegato la-responsabilita-amministrativa-degli-enti-ai-tempi-del-covid-19